ZUMO DE LIMÓN: la extraña desaparición del limón y otras pérdidas cotidianas.
¿En qué momento nos hemos olvidado que existen los limones, los limoneros y su fragancia?
A mí, cada vez que pido agua con gas y zumo de limón y me dicen “no tenemos zumo, pero puedo ponerle una rodaja”, me hago esa pregunta.
¿La gente es consciente de que existen aún los limones y los limoneros? ¿O es que ya llegan a los lugares cortados en rodajas?
Por las caras que ponen, un limón se ha vuelto un objeto desconocido.
Como cuando al preguntarles a los niños te contestan que creen que la leche venga directamente del tetrabrik.
En mi casa, en realidad, nunca faltaban (ni faltan).
Los limones estaban siempre: en la cocina, en el patio, en el recuerdo. Servían para aromatizar, para curar, para alegrar.
Hoy día también.
Al abrir uno, retrocedo en el tiempo, a esos recuerdos tatuados en la memoria de mi infancia: la tierra de mi tío en Sicilia, el aire cálido entre los canales de riego donde de niños corríamos despreocupados, el aroma de las hojas de limón que se usaban para darle un toque especial a la carne asada y… la luz dorada del sur al caer la tarde.
Por eso, y por más motivos, me resulta tan extraño no encontrar un limón.
Hemos reducido tanto la atención al cliente y simplificado tanto la cadena de suministro que ya no existe un limón como tal en un bar o un restaurante.
Todo está protocolizado, empaquetado, calculado.
Nada se improvisa, porque la improvisación ya no cabe en el sistema, y cuando «el servicio deja de pensar», desaparece la hospitalidad y la personalización del servicio.
Pedir un zumo de limón no es una excentricidad.
Es casi un experimento social: una forma inocente de comprobar cuánto queda de humanidad en la cadena del servicio.
Cuando me sirven una rodaja en lugar de un zumo, no pienso en el gesto: me quedo con una extraña sensación de deriva de la excelencia
y nostalgia por esas mesas de verano donde siempre tenía protagonismo algún limón.
Pienso sugerir a los inspectores de las estrellas Michelin que incluyan este parámetro en sus evaluaciones. No es broma 😉
En mi casa siempre habrá limones.
Por su aroma, por su color alegre, por recordarme de dónde vengo y lo que quiero seguir siendo.
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SUCCO DI LIMONE: la strana scomparsa del limone e di altre piccole perdite quotidiane.
In quale momento ci siamo dimenticati che esistono i limoni, i limoneti e la loro fragranza?
Ogni volta che chiedo acqua frizzante e succo di limone e mi rispondono “non abbiamo succo, ma posso metterle una fetta”, mi faccio proprio questa domanda.
La gente è consapevole che esistono ancora i limoni e i limoneti? O arrivano ormai già tagliati a fette nei locali?
Dalle facce che fanno, un limone sembra diventato un oggetto sconosciuto.
Come quando, chiedendolo ai bambini, ti rispondono che credono che il latte venga direttamente dal brick.
A casa mia, in realtà, i limoni non mancavano mai (e non mancano).
I limoni c’erano sempre: in cucina, nel cortile, nei ricordi. Servivano per profumare, per curare, per rallegrare.
Anche oggi.
Quando ne apro uno, torno indietro nel tempo, a quei ricordi tatuati nella memoria della mia infanzia: le giornate passate negli agrumeti di mio zio in Sicilia, l’aria calda tra i canali d’irrigazione dove da bambini correvamo spensierati, il profumo delle foglie di limone che si usavano per dare un tocco speciale alla carne arrostita e… la luce dorata del Sud al calar della sera.
Per questo, e per molti altri motivi, mi sembra così strano non trovare un limone.
Abbiamo ridotto talmente tanto l’attenzione al cliente e semplificato così tanto la catena di fornitura che un limone vero, in un bar o in un ristorante, quasi non esiste più.
Tutto è protocollato, impacchettato, calcolato.
Nulla si improvvisa, perché l’improvvisazione non ha più posto nel sistema, e quando “il servizio smette di pensare”, scompaiono l’ospitalità e la personalizzazione.
Chiedere un succo di limone non è un’eccentricità.
È quasi un esperimento sociale: un modo innocente per verificare quanta umanità resti nella catena del servizio.
Quando mi servono una fetta invece di un succo, non penso al gesto: mi rimane una strana sensazione di deriva dell’eccellenza e di nostalgia per quelle tavole d’estate dove c’era sempre qualche limone protagonista.
Penso di suggerire agli ispettori delle stelle Michelin di includere questo parametro nelle loro valutazioni. E… Non scherzo 😉
A casa mia ci saranno sempre limoni.
Per il loro profumo, per il loro colore allegro, per ricordarmi da dove vengo e ciò che voglio continuare a essere.




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